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brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 106
 
originale
 
106 "Neque non possunt futura praenoscere. " Negant posse ii, quibus non placet esse certum quid futurum sit. Videsne igitur quae dubia sint, ea sumi pro certis atque concessis? Deinde contorquent et ita concludunt: "Non igitur et sunt di nec significant futura"; id enim iam perfectum arbitrantur. Deinde adsumunt: 'Sunt autem di", quod ipsum non ab omnibus conceditur. "Significant ergo." Ne id quidem sequitur; possunt enim non significare et tamen esse di. Nec, si significent, non dare vias aliquas ad scientiam significationis. At id quoque potest, ut non dent homini, ipsi habeant; cur enim Tuscis potius quam Romanis darent? " Nec, si dant vias, nulla est divinatio. " Fac dare deos, quod absurdum est; quid refert, si accipere non possumus? Extremum : 'Est igitur divinatio." Sit extremum, effectum tamen non est; ex falsis enim, ut ab ipsis didicimus, verum effici non potest. Iacet igitur tota conclusio.
 
traduzione
 
106 "Ma ? nel nostro interesse sapere il futuro." C'? un'ampia opera di Dicearco che sostiene che ? meglio ignorare il futuro che saperlo. Ancora, gli stoici negano che sia alieno dalla maest? degli d?i.... certo, andare a spiare dentro le casupole di tutti noi mortali, per giudicare che cosa sia utile a ciascuno! "N? possono essere incapaci di prevedere il futuro." E invece ci? ? contestato da quei pensatori che ritengono che il futuro non sia predeterminato con certezza. Vedi, dunque, che i punti dubbi sono dati per certi e per ammessi da tutti? Poi rovesciano l'argomentazione e ragionano cos?: "Dunque, dovremmo concludere, gli d?i non esistono n? indicano il futuro": credono che non sia ammissibile altra possibilit?. Poi soggiungono: "Ma gli d?i esistono"; e anche questo non ? ammesso da tutti. "Dunque pred?cono"; nemmeno questa ? una conseguenza necessaria: potrebbero non darci alcuna predizione e tuttavia esistere. Aggiungono anche che, se inviano segni premonitori, non ? possibile che non ci forniscano qualche mezzo per interpretarli. Ma invece anche questo ? possibile, che conoscano questi mezzi, ma non li forniscano agli uomini; perch?, in effetti, li avrebbero dati agli etruschi pi? che ai romani? "N?, se essi ci forniscono quei mezzi d'interpretazione, ? possibile che non esista la divinazione." Ammetti pure che gli d?i ce li forniscano, il che ? gi? assurdo: a che serve, se noi non possiamo comprenderli? Ed ecco il finale: "Dunque la divinazione esiste." Sia pure il finale, ma non ? il raggiungimento della dimostrazione: ch? da false premesse, come abbiamo appreso proprio da loro, non si pu? giungere alla verit?. Tutta l'argomentazione, dunque, giace a terra.
 

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